L’Import di grano duro in Italia si chiama: Casillo

Un miliardo di € di fatturato nel 2014. 3,3 milioni di tonnellate di cereali movimentati. Sono i numeri della Casillo group come si evince dal sito web dell’azienda.

La movimentazione e lo stoccaggio della materia prima sono affidati ad una società satellite della Casillo, la “Silos Granari della Sicilia”...leggi l’interessante storia nel suo stesso sito e scarica la brochure da questa pagina per capire sinteticamente come opera.  La sua rete logistica comprende i silos granari dei principali terminal portuali Italiani del comparto cerealicolo.

In Sicilia anche Pozzallo sembrerebbe funzionare come terminal portuale…seppure i silos non si trovino nelle banchine del porto.

Il core business della azienda Casillo, casomai aveste dubbi, è il grano duro per il 62,8% (vedi torte sotto). Nella ripartizione per origine degli acquisti di Casillo, Canada e Messico fanno la parte del leone, mentre l’Italia risulta rappresentata per un 8% contro il 24 % di destinazione delle merci. Possiamo dunque classificare Casillo come un importatore netto di cereali per la nostra economia nazionale.

Non si può non rimanere ammirati osservando la straordinaria crescita di Casillo in 57 anni di attività.

Allo stesso tempo tuttavia un produttore Italiano di cereali rimane perplesso di fronte a  questo straordinario accumulo di Potere e di Interessi quasi da monopolista, nel settore strategico dell’approvvigionamento delle materie prime agricole. Come sappiamo peraltro nelle economie di mercato, il monopolio è generalmente avversato, almeno in teoria, da leggi poste a tutela della libera concorrenza dei mercati economici. Il timore, che un soggetto in grado di concentrare l’offerta di materia prima estera, influenzi significativamente, a scapito dei produttori cerealicoli nostrani, la formazione del prezzo di mercato del grano, è forte.

Ma l’aspetto che più sorprende è l’accertamento qualitativo che viene effettuato presso i silos di stoccaggio. Come potete leggere sotto (tratto dal sito di silos granari della Sicilia), gli impianti di stoccaggio sono dotati di Inframatic per la determinazione dei principali parametri commerciali del grano…una strumentazione molto banale che generalmente utilizza anche il piccolo stoccatore di zona per differenziare commercialmente le partite di grano…ma un accertamento qualitativo, in senso più ampio, dovrebbe considerare altri e più importanti parametri.

Mettiamo il caso che le granelle importate (ma anche Italiane, non facciamo sconti a nessuno) contengano elevati livelli di micotossine, o residui di principi attivi (i cosiddetti pesticidi)…sappiamo che è improbabile visto che nei pochi casi in cui sono state analizzate sono risultate sempre perfette (che fortuna!!)….ma ragionando per assurdo, nel caso in cui vi fosse qualche partita contaminata, come potrà Casillo, con la strumentazione limitata in suo possesso, evitare che questa materia prima possa essere commercializzata ed introdotta sul mercato?

Confidiamo magari in una risposta che ci possa tranquillizzare…perchè poi tanto assurda la possibilità che giungano granelle contaminate all’agroindustria non sarebbe…ad esempio il grano duro prodotto negli Usa nel 2014, vedi tabella sotto tratta dal report ufficiale…sono dati ufficiali provenienti dalle Istituzioni Americane del settore, non ci inventiamo nulla, né ci affidiamo a qualche corruttibile laboratorio di analisi….dati ufficiali.

Ebbene intanto balza subito agli occhi che i parametri qualitativi che contraddistinguono il grano non sono soltanto temperatura, peso specifico, proteine, umidità, glutine accertati da Inframatic ma molti di più. Tra questi possiamo notare il DON o deossinivalenolo, la famigerata micotossina; nel 2014 il DON medio alla raccolta del grano duro U.S.A. era mediamente pari a 2,10 ppm…In Italia il limite massimo di Don per la commercializzazione del grano duro è pari a 1,75 ppm…ben al di sotto del dato medio riscontrato in America…dunque in media le partite di grano USA, non sarebbero state utilizzabili in Italia.

Nella campagna di commercializzazione 2014/2015 l’Italia è stata il principale importatore di grano duro USA.

Forse sarebbe il caso di accertare meglio la qualità del grano che viene commercializzato in Italia attraverso analisi più approfondite….e questo dovrebbe valere non solo per Casillo, ma anche per altri soggetti meno organizzati, come per le pubbliche Istituzioni atte ai controlli.