Origine del grano in etichetta:firmato il decreto

origine3Un plauso a Martina che in tempi rapidi ha reso obbligatoria l’indicazione di origine del grano nelle confezioni di pasta. Ci saranno vantaggi economici per noi produttori del Belpaese? Non sono sicuro, ma almeno cadrà una tra le tante foglie di fico che hanno rappresentato le rivendicazioni agricole degli ultimi decenni. Prima o poi dovranno essere affrontate le questioni serie, esaurite quelle poco rilevanti, almeno spero.

In ogni caso una informazione in più per fare scelte alimentari più consapevoli…tanto più che ora l’accordo di libero scambio con il Canada favorirà le importazioni di grano straniero.

Martina:

Stiamo attendendo dal 2011 che il regolamento europeo trovi applicazione soprattutto sull’etichetta e le informazioni. C’è anche un’indicazione del parlamento Ue a completare il lavoro cominciato nel 2011. Sono stati fatti dei passi in avanti ma non tutti quelli necessari a completare il lavoro. L’iniziativa di oggi sulla filiera della pasta e del riso, dopo la sperimentazione sul latte, vuole essere da sprono per Bruxelles. Tanto più ci apriamo ad accordi commerciali con il mondo tanto più servono informazioni rigorose a tutela dei consumatori”. Lo ha detto il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina presentando insieme al ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda il decreto sull’etichettatura di pasta e riso. “Oggi abbiamo firmato con Calenda un decreto che si applicherà in via sperimentale per 2 anni – ha aggiunto Martina -. L’Italia si conferma alla guida di una soluzione avanzata che speriamo anche l’ue possa portare avanti. La bussola rimane quella di garantire al cittadino consumatore la massima informazione possibile”. Sulla stessa linea il ministro Calenda: “In un continente con le regole più ‘alte’ del mondo è inaccettabil” che non si conosce il percorso di filiera di pasta e riso. “Per questo abbiamo deciso di sfidare l’Europa su questo terreno. Esiste il diritto sacrosanto di sapere dove vengono prodotti, per la filiera e il consumatore che deve essere sereno e tranquillo“, quando acquista.

https://twitter.com/maumartina/status/887986405460332544/photo/1?ref_src=twsrc%5Etfw&ref_url=https%3A%2F%2Fdurodisicilia.wordpress.com%2F

https://twitter.com/granduro?ref_src=twsrc%5Etfw&ref_url=https%3A%2F%2Fdurodisicilia.wordpress.com%2F7

I canadesi dal canto loro non gradiscono, sarà vero o gioco delle parti?

Last year, the Italian government proposed country of origin labelling for pasta in Italy. This labelling would require the pasta manufacturer to indicate on the packaging where the semolina was milled, as well as where the durum was grown, according to Cam Dahl, President of Cereals Canada.

The President of Cereals Canada hopes that the Italian government doesn’t give in to these protectionist pressures, and that Canada and Italy can continue in the spirit of the Canada-EU Trade Agreement.

http://www.farms.com/ag-industry-news/protectionist-pressures-and-protests-canadian-durum-wheat-878.aspx

 

 

61 pensieri su “Origine del grano in etichetta:firmato il decreto

  1. http://www.producer.com/daily/italy-institutes-origin-labels-for-pasta-and-rice/ .. questa dovrebbe essere la traduzione… e li vedo molto preoccupati i canadesi…

    “ROMA, 20 luglio (Reuters) – Tutti i pacchetti di pasta e riso venduti in Italia dovranno includere etichette d’origine che mostrano dove è stato prodotto il prodotto, il governo ha deciso giovedì, una mossa volta a proteggere gli agricoltori locali.

    I ministri dell’agricoltura e dell’industria hanno firmato un decreto per ordinare la nuova politica di etichettatura, affermando che avrebbe funzionato in modo sperimentale per due anni e criticare l’Unione europea per non introdurre la misura in tutto il blocco di 28 nazioni.

    “Stiamo mettere l’Italia all’avanguardia dell’Europa quando si tratta di etichettare come strumento competitivo per il settore italiano (agricoltura)”, ha dichiarato il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina in una dichiarazione. Ha invitato il resto d’Europa a seguire la causa e mostrare un maggiore “coraggio”.

    Gli esportatori e gli agricoltori canadesi temono che la mossa diminuirà i prezzi in Canada, il più grande esportatore durum mondiale, in quanto richiederà ai produttori italiani di pasta di segregare le forniture per paese, aggiungendo al costo di spostamento del grano in Italia.

    Le vendite canadesi annuali in Italia vale una stima di 248 milioni di dollari, basata sui volumi medi di esportazione e sui prezzi dei cereali internazionali.

    Il decreto governativo dice che l’imballaggio della pasta deve ora rivelare dove il grano è stato coltivato e macinato in semolina per la produzione di pasta. L’imballaggio di riso dovrà indicare dove il riso è stato coltivato, trattato e confezionato.

    Il ministro dell’Industria Carlo Calenda ha affermato che la grande maggioranza dei consumatori italiani ha voluto conoscere l’origine dei loro prodotti alimentari, aggiungendo che è importante promuovere gli agricoltori italiani.

    “Vogliamo sottolineare l’importanza del Made in Italy e della qualità della nostra produzione per competere con maggiore forza sui mercati internazionali”, ha detto in una dichiarazione.

    Il governo canadese sta cercando chiarimenti da Roma e valuta gli obblighi commerciali dell’Italia nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio e di un accordo di libero scambio tra il Canada e l’Unione europea, ha detto un portavoce del ministro dell’Agricoltura Lawrence MacAulay. Non vi è alcuna indicazione che la mossa italiana abbia influenzato il commercio ancora, ha affermato.

    Cam Dahl, presidente di Cereals Canada, di cui i membri includono Cargill Inc e Richardson International, ha dichiarato che prevede che le etichette italiane avranno effetto all’inizio del prossimo anno.

    “Questo avrebbe indebitamente compromesso le nostre esportazioni”, ha detto.

    L’Italia è il secondo più grande mercato di esportazione durata del Canada finora nel maggio 2016-17 campagna di coltivazione a maggio, importando 676.000 tonnellate. Gli Stati Uniti sono anche un produttore di durum significativo.

    L’Italia può essere sottoposta a procedure di infrazione dalla Commissione europea, un processo destinato agli Stati membri che violano la legislazione dell’UE, secondo Dahl.

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  2. W il grano nazionale, ma importante dare anche un po’ di contesto storico:

    l’autosufficienza col frumento praticamente non è MAI stata raggiunta in Italia, nemmeno sotto Mussolini, ed è stata un miraggio a livello mondiale dalla caduta dell’impero romano fino alla Rivoluzione Verde.

    L’Italia già al tempo dei romani dipendeva pesantemente dall’importazione di grano da Egitto e Sicilia (ma in Sicilia era più coltivato l’orzo). I romani avevano un’infrastruttura di navi e porti dall’efficienza quasi concorrenziale con quella moderna per garantire la distribuzione annonaria, che includeva un corpo di legionari addestrati al controllo qualitativo dei carichi (istituito sotto Traiano).

    Il problema della distribuzione annonaria non si pose più dopo il crollo dell’impero romano, visto che un deficit di produzione significava semplicemente carestia e morti di fame in massa. Dalla caduta al 1800 il frumento diventa cibo esclusivo per ricchi e la massa ne mangia di rado e sopravvive principalmente con cereali minori e, dopo il 1600, mais e patate.

    Solo in poche aree e in stagioni benedette, soprattutto in Inghilterra, Francia e mondo tedesco si mangia pane di frumento con una certa diffusione prima del 1800. Perfino nelle ricche Americhe, dove gli standard di vita dei contadini erano molte volte superiori rispetto all’Europa, i locali mangiavano mais e patate ed il frumento era coltivato quasi solo per export verso l’Europa per via del suo valore commerciale.

    Il vero boom si ha durante la guerra fredda, quando Nord America e URSS diventano dei mega-ultra-colossi nella produzione di frumento, portando la produzione mondiale a livelli impensabili prima della guerra. Anche la Francia diventa esportatore netto in quel periodo. Queste potenze hanno riversato il loro eccesso produttivo altamente sussidiato in paesi con grandi densità di popolazione e deficit strutturali di produzione, aggravandone la situazione domestica e deprimendo il valore del frumento ai livelli a cui siamo avvezzi adesso.

    Concludo a difesa della produzione nazionale: la concorrenza estera non è mai stata “libera” o di “mercato” in quanto da sempre frutto di immensi investimenti infrastrutturali e di ricerca statali, motivati da chiari obbiettivi geopolitici (peraltro apertamente dichiarati nei documenti di pianificazione). E’ ridicolo e infantile pensare che le commodity agroalimentari possano mai esistere in un vero regime di libero mercato, vista la loro importanza strategica. Non è un caso che la CIA segua ancora oggi l’andamento di tutti i raccolti mondiali.

    Cibo, armamenti, ed energia non sono beni assimilabili a bikini, automobili e microonde, e la loro completa liberalizzazione si tradurrebbe in un serio rischio esistenziale per la nazione tanto stupida da perseguirla. Una posizione strategicamente stupida almeno quanto l’autarchia di stampo fascista o, per un paragone contemporaneo, nordcoreano.

    In medio stat virtus.

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  3. Il ministro intende raddoppiare il fondo cerealicolo per i contratti di filiera… qui

    ma i conti non tornano, a me sembra un amo per i pesci.

    Lui parla di 100€ ettaro, ma in realtà allo stato attuale, dieci milioni è il limite dei fondi, nel 2016 sono previsti solo tre milioni, vedi qui

    https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/4%252F0%252F9%252FD.52c28c30dbcf10fb9c52/P/BLOB%3AID%3D10538/E/pdf

    che diviso 100 mila ettari (come dice il ministro) fanno 30 € ettaro.

    Ora se con il nuovo decreto raddoppia il fondo e raddoppieranno gli ettari, 200 mila ettari, come dice il ministro, sempre 30 € ettari sono.
    Poi c’è anche il limite di 50 ettaro ad azienda. Quest’anno al massimo le aziende che hanno aderito prenderanno in totale 1.500,00 €.

    Insomma l’anno passato giravano voci di 100 euro ettaro di premio, che in realtà non si vedranno mai, al massino sono 30.
    Quest’anno già ci sono voci, in virtù delle dichiarazioni fatte dal nostro amato ministro, di 200 euro ad ettaro, poi messe in giro ad hoc da commercianti e trasformatori, mah….in che modo viviamo!

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    1. Attualmente la pasta 100% italiana viene venduta circa 1,50 al kg..nonostante questi prezzi o a causa, molti hanno difficoltà di bilancio e lamentano il fatto di vendere poco e male anche perchè non aiutate dalla gdo…per loro questa normativa è molto importante perchè tende a sensibilizzare il consumatore, pubblicità gratuita..per noi produttori cosa comporta..?allo stato attuale poco o niente..i contratti di filiera sono strutturati in modo che se hai prodotto proteico cmq ti verrà pagato un prezzo come quello estero proteico..premio più o abbuoni in meno…allora togliendo i costi della tracciabilità si capisce come il valore aggiunto del 100%italiano sia assorbito dall’industria e per noi agricoltori solo la soddisfazione di vederci premiato il proteico…
      ancora per noi siciliani il 100%italiano parte svantaggiato meno 3 euro…rispetto Foggia
      Inoltre anche se credo che potremmo vincere la sfida proteina(con un piano cerealicolo in tal senso)mediamente circa il 20%delle nostre produzioni supera il grano di basse pretese…
      Condivido il pensiero del blog anche se da consumatore sono contento e soddisfatto

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      1. In giro x l’Italia c’è pasta di solo grano ltaliano ma ti devo correggere caro cerealicolo il prezzo è di 1,50 euro il pacco di mezzo kg non so se posso fare nomi .PUBBLICITÀ???

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      2. Scusate il ritardo !!? Ne cito 2 (Pasta Armando) del pastificio baronia e la vostra buonissima ( Valle del grano)

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      3. Nigno
        lo so tu non puoi sapere, ma i siciliani mi correggano se sbaglio:
        “la nostra buonissima Valle del grano”?
        per quel che mi risulta
        1) Il pastificio che la produce è di proprietà del consorzio agrario del Nord-Est
        http://www.agrinordest.it/bottega_digitale.php
        2) deriva da una miscela di grani siciliani e grani padani iperproteici
        3) il sapore della Valle del grano non è quello tipico della pasta siciliana (anche aggiustata con un pò di canadese). La pasta siciliana è più dolce e meno proteica,
        4) penso che in Sicilia non se ne venda più tanta di Valle del Grano, viene esportata nella penisola per lo più…non ne vedo in vendita un pacco da molti anni, sembra che non incontrasse il gusto locale, oltre ad essere molto più cara della concorrenza.

        Consorzio Agrario del NordEst che guarda caso è una creatura Coldiretti.
        http://www.vicenza.coldiretti.it/nasce-il-consorzio-agrario-del-nordest.aspx?KeyPub=GP_CD_VICENZA_HOME%7CCD_VICENZA_HOME&Cod_Oggetto=53865896&subskintype=Detail

        Dunque faccio fatica a definirla “nostra”….mi sembra più “loro”.

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      4. Hai ragione, Granduro, penso che miscelano il grano di fuori perché non raggiungono le proteine. La pasta che vendono all’ eurospin , la tre mulini la fanno pure loro ( almeno fino a qualche anno fa).

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      5. Sicuramente è più loro però è Italiana ci dicono comunque anche pasta Armando è buona ma è cara non si scende sotto 2 euro pacco 500 g

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      6. già Simeto
        la miscelano certamente perchè me lo hanno detto loro stessi.
        Sì, la Tremulini già è più sicula.

        Nigno,
        sarà Italiana, ma con tutto il rispetto per i padani, il grano duro padano non è molto diverso da quello canadese in termini di salubrità. Dunque questa pasta miscelata con grano del Nord Italia non è molto diversa da quella miscelata con il canadese.
        Francamente ho superato la fase in cui preferisco un cibo Italiano ad uno straniero, a me interessa che mi soddisfi principalmente. Dall’altra parte c’è un produttore comunque, che ha faticato per produrre quel cibo…canadese o Italiano per me non fa differenza sinceramente, a parità di qualità, salubrità e prezzo.

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      1. Non so se avete presente la qualità degli articoli sul grano ma rispetto agli standard della stampa il blog è Cambridge fuso con Princeton!

        Metà dei giornalisti stanno ancora cercando di capire la differenza tra grano tenero e duro, semola e farina, mentre la grafica nell’articolo sulla pasta mostra inspiegabilmente un campo di orzo e un sacco di mais. La stessa nave porta indistintamente 30 o 3000000 tonnellate di frumento, che poi può essere OGM, senza glutine e affetto dal morbillo. La campagna non si sa collocare nel tempo e nello spazio – ma pare sia abitata da Antonio Banderas e una gallina.

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      2. Grazie donvoghano, per le belle e simpatiche parole.
        Ma in effetti decisi di creare questo blog proprio per il desolante livello informativo e la confusione che avvertivo in Italia sulla materia.
        Tra mille difficoltà proviamo a scalfire il muro della ignoranza, della propaganda e del pressapochismo che ci vengono propinate ogni giorno nel nostro Paese.

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      1. E l’importazione dal Canada?
        Da quanto tempo i pastai hanno scoperto il grano miracoloso, che fa la pasta che non scuoce mai

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      2. una volta ho letto un articolo originale di importazioni dal Canada della metà degli anni ’10 del secolo scorso, purtroppo non riesco più a trovarlo…
        ma la storia della nave che arriva dalle Americhe e fa crollare il prezzo del grano è abbastanza vecchia, ed anche i vecchi contadini la conoscono.
        Del resto la “battaglia del grano” di Mussolini fu fatta strategicamente per rendersi autosufficienti dalle potenze della Società delle Nazioni. Prima della battaglia del grano e delle sanzioni del 1936 e dunque delle politiche autarchiche, abbiamo sempre importato per soddisfare le nostre esigenze. Dal dopoguerra poi le importazioni sono riprese.
        I dati canadesi, una volta li cercai, ma mi pare iniziavano dal 1977, in quanto non erano stati digitalizzati i precedenti, se non erro….

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      3. Per quanto riguarda il pre-harvest burn-down è considerata una prassi standard e ovvia in Nord America e Nord Europa – con tanto di vari video su YouTube dove Americani e Tedeschi ti spiegano come farlo, quindi possiamo facilmente immaginare che vada avanti da una generazione almeno.

        A proposito di pre-harvest in Europa il link qui di seguito non è recentissimo ma interessante:

        Fai clic per accedere a clarification_of_pre-harvest_uses_of_glyphsate_en_0.pdf

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      4. Comunque in Italiano prima del 2011, una sola riga sul preharvest non era mai stata scritta, o almeno io non ne sono mai venuto va conoscenza, pur avendo cercato a lungo.

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    1. e non sai di quella volta che è precipitato con l’astronave…pardon con l’aereo…magari se il prezzo del Duro sale sul serio, organizziamo un incontro di DurodiSicilia e ve lo faccio conoscere.

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      1. Si dovrebbe organizzare sul serio un incontro. Sarebbe un’ottima occasione per confrontarsi a viva voce, magari scegliendo anche dei focus specifici

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  4. questo decreto, secondo il mio modesto parere influenzerà poco il mercato, il prezzo fa la grossa discriminante, se il prodotto 100% italiano non ha un costo competitivo, resterà, come già è, un prodotto di nicchia, aumenteranno di qualche punto percentuale le vendite, ma alla fine non si stravolgerà tanto il mercato……..eticamente invece è un grandissimo passo in avanti, almeno finiremo di sentire i grandi pastai che si riempiono la bocca con il made in italy.

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  5. L’origine in etichetta esiste anche negli USA per la carne.
    Al solito Canada non andava bene…riassunto sulla lunga disputa legale su wikipedia in inglese, molto interessante.
    In pratica alla fine i canadesi furono autorizzati (per ritorsione) dal WTO ad imporre dazi alle importazioni dagli USA. I Canadesi sono tosti e difendono strenuamente i loro interessi, vedremo se l’Italia da sola (l’UE non è chiaro da che parte starà) riuscirà a far valere le proprie ragioni.

    Challenges at the World Trade Organization[edit]
    In 2009, the Canadian government launched a challenge to mCOOL at the World Trade Organization (WTO).[4] The Canadian federal government argued before the WTO that American “country of origin” labelling rules (COOL) actually worked to the detriment of the meat industry on both sides of the border by increasing costs, lowering processing efficiency and otherwise distorting trade across the Canada-U.S. border. Mexico made similar claims.

    In 2011, Canada said the WTO ruled in Canada’s favor.[5] The US said the panel affirmed the right of the United States to require country of origin labeling for meat products.[6] Canada and Mexico are asking the WTO for another review and permission to impose more than $2 billion a year in retaliatory tariffs, and the governments involved will be notified confidentially of the WTO decision on June 20, which will be made public a month later.[7][needs update]

    In May 2015, the WTO upheld its previous ruling that the U.S. COOL requirements discriminated against Canadian and Mexican livestock.[8] The two countries asked the WTO to authorize US$3 billion in retaliatory tariffs against U.S. imports.[8] In December 2015, the WTO determined the impact of the COOL requirements on the Canadian and Mexican economies at $1.1 billion and authorized Canada and Mexico to impose $781 million and $228 million, respectively, in retaliatory tariffs against U.S. imports.[8][9]

    https://en.wikipedia.org/wiki/Country_of_Origin_Labeling

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  6. Intanto cominciano già a storcere il naso paventando procedure d’infrazione etc… che lo facciano per “scena” od abbiano qualche timore reale ancora non è chiaro, fatto sta che:
    chi produce con solo grano italiano può continuare a scrivere “grano italiano 100%” …a suo merito, ma soprattutto a suo rischio e pericolo! Perché non è da escludere che un giorno a qualcuno ( il blog, Report, Iene, GranoSalus, Il Salvagente, etc) venga nuovamente in testa di analizzare qualche campione della suddetta pasta 100% e finisce che trova cose che non ci dovrebbero essere… la guardia deve rimanere sempre alta.
    Invece per quanto riguarda la dicitura “Italia e altri Paesi Ue e/o non Ue” , per raggiungere quel 50% devono comunque mettere da parte un quantitativo di grano nostrano tale che possano arrivare a quella percentuale.

    http://www.producer.com/daily/italy-institutes-origin-labels-for-pasta-and-rice/

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  7. Mah, a me pare solo una grossa presa per i fodelli. Hanno voluto salvare “capra e cavoli” Ma avete letto che sarà riportato in etichetta la dicitura “prodotto con grano Italiano di paesi UE e extra UE se il contenuto di grano estero eccede il 50%., ergo hanno vinto i pastai e ha vinto il CANADA visto che non vedremo ne il contenuto ne il paese sull’etichetta. Ma tanto è.

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      1. Il decreto grano/pasta in particolare prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:

        a) Paese di coltivazione del grano: nome del Paese nel quale il grano viene coltivato;
        b) Paese di molitura: nome del paese in cui il grano è stato macinato.
        Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi Ue, Paesi non Ue, Paesi Ue e non Ue.

        Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi Ue e/o non Ue”.

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      2. Capito, ma il senso è chiaro…chi vorrà comprare pasta di grano solo italiano lo troverà specificato in etichetta, cioè ci sarà l’etichetta pasta di grano italiano, non credo che cambi tanto se nelle miscele con grano italiano ci sia scritto Canada, Kazakistan o paesi extra Ue.
        Mi sembra lo stesso sistema della etichetta dell’olio peraltro.

        L’obiettivo credo sia consentire al consumatore di individuare la pasta di grano solo italiano…oppure era quello di rompere le scatole all’agrindustria più possibile? Se era il secondo io mi tiro fuori, sarebbe stato autolesionista.

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  8. io, in qualità di consumatore consumo pasta prodotta con solo grano nazionale e precisamente da quando, grazie a questo blog, sono venuto a conoscenza dell’utilizzo del glifosate in pre-raccolta, spero che come me tanti altri consumatori preferiscono alimenti prodotti con grano nazionale.

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      1. Vorrei capire “come la Falce” abbia scoperto questa importante notizia, facendoci aprire gli occhi su questa tecnica usata dai canadesi.

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      2. la trovi qua nei commenti, e non lo sapeva nessuno
        http://durodisicilia.blogspot.it/2011/11/sondaggio-destra-ed-altro.html#comment-form

        comelafalce22 novembre 2011 02:18
        l’unica fonte che ho trovato sul web e’ il racconto di un ragazzo italiano
        che in un forum raccontava della sua avventura ,avendo partecipato alla campagna di trebiatura negli states durata sette mesi a partire dagli stati del sud spostandosi man mano verso il nord con una squadra di sette mietitrebbie ,camion vari, copresa officina riparazione mezzi e casette per dormire al traino .
        E quindi arrivati al confine con il canada ad autunno inoltrato e con il pericolo imminente delle prime gelate notturne e il grano non ancora
        completamente seccato, parlava dello spettacolo di questi aerei che irroravano i campi di grano con il roundup per farlo seccare prima.
        sinceramente credevo che la cosa fosse piu’ risaputa,
        comunque rifaro’ delle ricerche per essere piu’ preciso
        saluti comelafalce

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    1. Fantastico il racconto di come la falce che solo adesso apprendo mi fa proprio impazzire stupendo trebbiatura di tanti mesi sballo puro non riesco ad immaginare voglio sapere tutto aerei e mietitrebbie combinati un sogno la mia vita fantastico vorrei poterlo fare

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      1. per la cronaca Tucano guida aerei e mietitrebbie, qui giù in Sicilia dove si deve accontentare di 2 mesetti scarsi di trebbiatura…
        può darsi intervenga come la falce ad integrare il racconto,
        i trattamenti con gli aerei credo però non li facciano più, probabilmente sono vietati come da noi.

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